.. a vivere un’esperienza nell’atelier di un pittore dell’Ottocento.

“OFFICIAL WEB SITE”
Un luogo accogliente da scoprire!
La Casa Museo è situata nel villino costruito alla fine dell’‘800 da Carlo Adolfo Schlatter, artista teosofo che qui ha vissuto e lavorato. E’ stata la prima casa del viale e conserva tutto il fascino del periodo. Un posto ideale per fare un’esperienza indimenticabile a Firenze, sia con una visita guidata per ammirare i molteplici dipinti e conoscerne la storia, che con un soggiorno.
BENVENUTI

Infatti nell’atelier dove ha la sede l’associazione di promozione sociale che gestisce la Casa Museo, si trovano anche tre eleganti camere che possono essere affittate come B&B per un turista raffinato lontano dalla parte caotica della città.
Gli ospiti, nel corso del loro soggiorno, possono godere della presenza di molte opere originali del pittore e scultore, realizzate nelle stesse stanze messe a loro disposizione.
Avranno così il privilegio di vivere immersi nell’arte e nella cultura alla scoperta di uno dei tesori nascosti della città più bella del mondo!

.. a vivere un’esperienza nell’atelier di un pittore dell’Ottocento.

BENVENUTI

“Official web site”
Un luogo accogliente da scoprire!
La Casa Museo è situata nel villino costruito alla fine dell’‘800 da Carlo Adolfo Schlatter, artista teosofo che qui ha vissuto e lavorato. E’ stata la prima casa del viale e conserva tutto il fascino del periodo. Un posto ideale per fare un’esperienza indimenticabile a Firenze, sia con una visita guidata per ammirare i molteplici dipinti e conoscerne la storia, che con un soggiorno.
Infatti nell’atelier dove ha la sede l’associazione di promozione sociale che gestisce la Casa Museo, si trovano anche tre eleganti camere che possono essere affittate come B&B per un turista raffinato lontano dalla parte caotica della città.
Gli ospiti, nel corso del loro soggiorno, possono godere della presenza di molte opere originali del pittore e scultore, realizzate nelle stesse stanze messe a loro disposizione.
Avranno così il privilegio di vivere immersi nell’arte e nella cultura alla scoperta di uno dei tesori nascosti della città più bella del mondo!

Camera Carlo Adolfo

Camera Carlo Adolfo

Camera Carlo Adolfo

Camera Emma

Camera Emma

Camera Emma

Camera del Giardiniere

Camera del Giardiniere

Camera del Giardiniere
Il B&B Casa Schlatter ha 3 camere, ognuna con caratteristiche uniche e diverse. L’arredamento è stato studiato per valorizzare ogni ambiente di questa dimora di charme. A ciascuna camera è stato dato un nome legato alla sua storia ed è caratterizzata da un quadro antico.
La camera “Carlo Adolfo” è la più grande, con soppalco, ed è dotata di 4 posti letto (letto matrimoniale + 2 letti singoli) e si affaccia sul piccolo giardino anteriore. E’ perfetta per gruppi familiari.
La camera “Emma” con un letto matrimoniale (o a scelta 2 letti singoli), ha un accesso riservato al giardino interno ed un arredamento ricercato e di pregio.
La camera “del Giardiniere” ha un letto alla francese, è la più piccola ma anche intima: immersa nella tranquillità del giardino, con un bagno che vi stupirà.
Camera Superior ‘Carlo Adolfo’
Doppia: €90/115
Per persona in più: €20/30
Camera Superior ‘Emma’
€90/105
Camera Standard ‘del Giardiniere’
€80
Colazione
€7,50 per persona
Affitto intera struttura
€250 al giorno
Pulizia di fine soggiorno
€100

Nell’atelier ha anche sede l’associazione Casa Museo Schlatter costituita dalla bisnipote dell’artista, nell’agosto del 2019 ed ha avuto il grande onore di essere presentata, pochi mesi dopo, a Palazzo Vecchio dagli Assessori Cecilia Del Re e Tommaso Sacchi.
Il proposito dell’associazione è quello di dare visibilità e voce all’opera ed al pensiero dell’artista Carlo Adolfo Schlatter, pittore incisore e teosofo; un patrimonio di opere d’arte ed intellettuali rimasto racchiuso e nascosto nella privata ed intima realtà del suo atelier.
I suoi principi di spiritualità maturati fin dalla giovinezza, a causa delle drammatiche vicende legate a gli eventi dell’unità d’Italia in cui rimase coinvolta la famiglia, approdarono nella Teosofia.
Per mantenere la giusta indipendenza intellettuale e la libertà creativa, maturò la sua posizione intransigente rispetto alle committenze ed al commercio dell’arte che cozzava con la sua identità mistica. Questo sua posizione sostenuta anche con il sacrificio ed in fine esplicitata nel suo testamento spirituale, ha fatto sì che la sua opera rimanesse un tutt’unicum, in seno alla famiglia, oltre 350 creazioni, tra dipinti, incisioni e libri manoscritti ed illustrati. Artista mistico, lontano dalle convenzioni sociali, desiderava che la sua creatività, per sua convinzione frutto di illuminazione divina, fosse a disposizione di tutti.
L’associazione ha aperto l’atelier, organizzando visite guidate ed eventi, condividendo la sua opere con più persone possibili certa che l’arte, la cultura e la spiritualità, creino occasioni di crescita, d’incontro e di benessere per ognuno di noi. Con queste basi, assolutamente trasversali, si creano molteplici incontri, anche per stimolare le nuove generazioni nel perseguire i propri sogni anche lontano dalle logiche commerciali.
Lo statuto dell’associazione è stato quindi formato su questi principi. Proseguire lo studio e la valorizzazione della ‘eredità ‘ artistica e umana di Carlo Adolfo Schlatter, come basi imprescindibili per il dialogo, il confronto e la comprensione tra gli uomini e i popoli.
Organizzare, ispirandosi al ricco e storico patrimonio lasciato dall’artista, incontri ed iniziative legate all’arte e alla cultura, che favoriscano la spiritualità e il personale accrescimento ed aiutino la socializzazione e l’integrazione tra le persone, in modo da contribuire a migliorare la qualità della vita quotidiana.
Realizzando quanto da lui desiderato, speriamo quindi di riuscire a costituire un nuovo punto di interesse, sia per il quartiere di Campo di Marte, luogo dove lui costruì il suo atelier sia per Firenze.
Così da creare una nuova occasione per uscire dai più noti percorsi fiorentini ed attirare parte turisti in nuovi luoghi ricchi di storia e di fascino, rendendo più bella e vivibile la nostra amata città, anche con il nostro fattivo contributo.
La terza tessera fondamentale, sono i giovani, per creare in loro la consapevolezza delle proprie radici, attaccamento al territorio e ai valori umani oltre che su un mondo virtuale.
Grazie a loro riuscire a trasportare nel presente e nel futuro un luogo fatto di memoria, affinché non resti uno sterile mausoleo od un tesoro nascosto in un salotto privato!
Speriamo quindi che molte persone possano diventare nostri ambasciatori.
L’associazione nasce a Firenze nell’agosto del 2019 ed ha avuto il grande onore di essere presentata, pochi mesi dopo, a Palazzo Vecchio dagli Assessori Cecilia Del Re e Tommaso Sacchi.
Il proposito dell’associazione è quello di dare visibilità e voce all’opera ed al pensiero dell’artista Carlo Adolfo Schlatter, pittore incisore e teosofo; un patrimonio di opere d’arte ed intellettuali rimasto racchiuso e nascosto nella privata ed intima realtà del suo atelier.
I suoi principi di spiritualità maturati fin dalla giovinezza, a causa delle drammatiche vicende legate a gli eventi dell’unità d’Italia in cui rimase coinvolta la famiglia, approdarono nella Teosofia.
Per mantenere la giusta indipendenza intellettuale e la libertà creativa, maturò la sua posizione intransigente rispetto alle committenze ed al commercio dell’arte che cozzava con la sua identità mistica. Questo sua posizione sostenuta anche con il sacrificio ed in fine esplicitata nel suo testamento spirituale, ha fatto sì che la sua opera rimanesse un tutt’unicum, in seno alla famiglia, oltre 350 creazioni, tra dipinti, incisioni e libri manoscritti ed illustrati. Artista mistico, lontano dalle convenzioni sociali, desiderava che la sua creatività, per sua convinzione frutto di illuminazione divina, fosse a disposizione di tutti.
L’associazione ha aperto l’atelier, organizzando visite guidate ed eventi, condividendo la sua opere con più persone possibili certa che l’arte, la cultura e la spiritualità, creino occasioni di crescita, d’incontro e di benessere per ognuno di noi. Con queste basi, assolutamente trasversali, si creano molteplici incontri, anche per stimolare le nuove generazioni nel perseguire i propri sogni anche lontano dalle logiche commerciali.
Lo statuto dell’associazione è stato quindi formato su questi principi. Proseguire lo studio e la valorizzazione della ‘eredità ‘ artistica e umana di Carlo Adolfo Schlatter, come basi imprescindibili per il dialogo, il confronto e la comprensione tra gli uomini e i popoli.
Organizzare, ispirandosi al ricco e storico patrimonio lasciato dall’artista, incontri ed iniziative legate all’arte e alla cultura, che favoriscano la spiritualità e il personale accrescimento ed aiutino la socializzazione e l’integrazione tra le persone, in modo da contribuire a migliorare la qualità della vita quotidiana.
Realizzando quanto da lui desiderato, speriamo quindi di riuscire a costituire un nuovo punto di interesse, sia per il quartiere di Campo di Marte, luogo dove lui costruì il suo atelier sia per Firenze.
Così da creare una nuova occasione per uscire dai più noti percorsi fiorentini ed attirare parte turisti in nuovi luoghi ricchi di storia e di fascino, rendendo più bella e vivibile la nostra amata città, anche con il nostro fattivo contributo.
La terza tessera fondamentale, sono i giovani, per creare in loro la consapevolezza delle proprie radici, attaccamento al territorio e ai valori umani oltre che su un mondo virtuale.
Grazie a loro riuscire a trasportare nel presente e nel futuro un luogo fatto di memoria, affinché non resti uno sterile mausoleo od un tesoro nascosto in un salotto privato!
Speriamo quindi che molte persone possano diventare nostri ambasciatori.
STORIA

La famiglia Schlatter è un’antica famiglia svizzera del Duecento con nobili origini. Intorno alla metà dell’Ottocento quattro dei dodici figli di Henri Schlatter e sua moglie Joanna Mariah Begrè si trasferirono in Italia.
Due fratelli seguirono la carriera diplomatica, tradizione della famiglia Begrè: uno fu console a Genova; l’altro, Louis George, fu nominato console generale svizzero presso lo Stato Pontificio. Un altro fratello, George Louis, avviò a Firenze un fiorente commercio di tessuti con negozio in via dei Pecori.
Louis George, una volta trasferitosi in Vaticano, fece diversi investimenti immobiliari e costituì una banca, ma ben presto gli avvenimenti di quegli anni legati alla storia d’Italia condizionarono indelebilmente la sua vita e quella della sua famiglia. La banca fu infatti depredata durante i disordini legati alla presa di Roma da parte dell’esercito Savoia nel 1870. Inoltre, sempre a causa della costituzione del neo-Stato italiano, molti territori dello Stato Pontificio, fra cui le proprietà di Louis George, furono espropriati e annessi al Regno d’Italia.
Come in un romanzo, i due fratelli Schlatter (Louis George e George Louis) che erano approdati a Livorno per commercio, avevano sposato due sorelle, Emilie e Matilde De la Morte, nipoti di Agostino Cotzian. In quegli anni Livorno come porto franco aveva attirato una fiorente comunità internazionale.
Per questo motivo una volta trovatisi in difficoltà, il console e sua moglie si rifugiarono a Firenze dal fratello di lui e dalla sorella di lei.
Louis George intentò una causa per il riconoscimento dei suoi diritti sui terreni persi, e questo logorò ulteriormente le sue forze.
Morì all’età di 51 anni, dopo aver perso la causa, presumibilmente per motivi non estranei a queste vicende, lasciando la moglie Emilie De La Morte con 3 figli piccoli: Emile, Carlo Adolfo e una bambina di nome Marie.
Emilie, rimasta vedova, era ancora giovane e bella. Ogni giorno si recava a piedi con il figlioletto sulla tomba del marito, che allora si trovava al cimitero degli Inglesi di piazza Donatello. Fu così che durante il tragitto attirò gli sguardi di un notaio fiorentino che diventò il suo secondo marito.
Alcuni anni dopo, sempre lungo il tragitto verso il cimitero (a quel tempo il corpo era stato traslato al più lontano cimitero degli Allori), Carlo Adolfo incontrerà Emma, la sua compagna, una giovane educanda probabilmente del collegio di Poggio Imperiale.
Emma era la figlia di Onorato Moni, Generale di Corpo di Armata dell’esercito italiano nel periodo della presa di Roma, e ora, per un curioso caso, il destino incrociava di nuovo la vita delle loro famiglie.
L’amore tra i due giovani fu osteggiato, ma questo non fece loro cambiare idea. Emma minacciò di abbandonare il collegio per sposarsi, ottenendo così il consenso. Tuttavia, il padre la diseredò.
Carlo Adolfo, pur frequentando l’Istituto Tecnico, fin da giovane si era dedicato all’arte, affascinato dall’ambiente fiorentino di quegli anni, tra macchiaioli, decadentismo e simbolismo. Frequentando gli ambienti artistici, rimase fortemente influenzato dalla conoscenza del suo connazionale Arnold Böcklin, anche lui residente a Firenze e che insegnava alla Scuola del nudo.
Nell’arte Carlo Adolfo aveva trovato un punto di equilibrio, dopo tutti gli avvenimenti che avevano sconvolto la famiglia e in particolare la sua vita.
Per poter vivere con Emma e seguire il suo percorso artistico, decise di farsi liquidare la sua parte di eredità per costruire il villino a Campo di Marte e continuare a dipingere immerso nel verde. Al catasto la casa/atelier risulta essere la prima del Viale, allora chiamato Militare, che a quei tempi era campagna.
Considerando l’arte frutto d’illuminazione divina che aiuta l’uomo in un percorso di elevazione spirituale, Carlo Adolfo si rifiutava di asservirla al mercato o scambiarla per denaro.
Viveva dunque con Emma in maniera molto semplice, completamente dedito alla pittura e alla filosofia: la teosofia e l’arte erano la sua vita.
Per sostentarsi si dedicò in un primo tempo alla vendita di copie d’arte commissionate da antiquari o ad altri lavori artistici che lui considerava ‘artigianali’, come i ferri battuti artistici (tra cui i due draghi sul tetto della casa). In tutta la sua vita, nonostante le difficoltà economiche, rimase coerente alla sua idea di non mercificare l’opera frutto dell’illuminazione divina.
In famiglia si ricorda che era capitato che Emma si affacciasse alla porta dello studio e chiedesse: “Adolfo, oggi cosa metto in tavola? Non abbiamo nulla da mangiare”. Solo allora si preoccupava del lato pratico e materiale della sua produzione, assorto com’era nel suo mondo.
La mancanza delle sue opere nel mercato è una delle ragioni per cui Carlo Adolfo è rimasto praticamente sconosciuto fino ai giorni nostri e il suo atelier come un mausoleo. La sua opera è conservata come un unicum dalla famiglia, per sua precisa volontà, espressa nel suo testamento spirituale, conservato al Gabinetto Vieusseux.
Artista eclettico, oltre a passare dalla pittura alla scultura all’incisione, era pensatore e teosofo; scriveva e illustrava i suoi pensieri rilegandoli in libri manoscritti, curati in tutti i dettagli, che acquisiscono la dignità di vere e proprie opere d’arte; solo alcuni furono da lui editi come copie non in vendita.
ALTRI PERSONAGGI
Molte altre storie s’intrecciano con quella di Carlo Adolfo Schlatter, come quelle della famiglia Kotzian o del pittore Alfred Muller, suo cugino, o della nuora Dina Cecchi, conosciuta a Prato per la sua bellezza, di cui si era invaghito anche lo scrittore Curzio Malaparte. Il contatto di Dina con la casa, l’atmosfera artistica e i nobili ricordi, la trasformarono da popolana quasi analfabeta a donna colta, autodidatta, frequentatrice di salotti, poetessa e scultrice. Le sue opere sono conservate anch’esse nella casa.
I GIORNI D’OGGI E L’ASSOCIAZIONE
Attraverso un secolo e più, la casa arriva fino a oggi ad Alessandra, pronipote di Carlo Adolfo. Ex antiquaria e arredatrice, ha saputo raccoglierne lo spirito, e si è impegnata con un profondo restauro per spolverarla dall’abbandono che l’avvolgeva, per farla rivivere in un progetto che dia a tutti la possibilità di soggiornarci e di conoscerne la storia, nasce così la Casa Museo, per valorizzare l’opera artistica del bisnonno e onorarne il ricordo.
STORIA

La famiglia Schlatter è un’antica famiglia svizzera del Duecento con nobili origini. Intorno alla metà dell’Ottocento quattro dei dodici figli di Henri Schlatter e sua moglie Joanna Mariah Begrè si trasferirono in Italia.
Due fratelli seguirono la carriera diplomatica, tradizione della famiglia Begrè: uno fu console a Genova; l’altro, Louis George, fu nominato console generale svizzero presso lo Stato Pontificio. Un altro fratello, George Louis, avviò a Firenze un fiorente commercio di tessuti con negozio in via dei Pecori.
Louis George, una volta trasferitosi in Vaticano, fece diversi investimenti immobiliari e costituì una banca, ma ben presto gli avvenimenti di quegli anni legati alla storia d’Italia condizionarono indelebilmente la sua vita e quella della sua famiglia. La banca fu infatti depredata durante i disordini legati alla presa di Roma da parte dell’esercito Savoia nel 1870. Inoltre, sempre a causa della costituzione del neo-Stato italiano, molti territori dello Stato Pontificio, fra cui le proprietà di Louis George, furono espropriati e annessi al Regno d’Italia.
Come in un romanzo, i due fratelli Schlatter (Louis George e George Louis) che erano approdati a Livorno per commercio, avevano sposato due sorelle, Emilie e Matilde De la Morte, nipoti di Agostino Cotzian. In quegli anni Livorno come porto franco aveva attirato una fiorente comunità internazionale.
Per questo motivo una volta trovatisi in difficoltà, il console e sua moglie si rifugiarono a Firenze dal fratello di lui e dalla sorella di lei.
Louis George intentò una causa per il riconoscimento dei suoi diritti sui terreni persi, e questo logorò ulteriormente le sue forze.
Morì all’età di 51 anni, dopo aver perso la causa, presumibilmente per motivi non estranei a queste vicende, lasciando la moglie Emilie De La Morte con 3 figli piccoli: Emile, Carlo Adolfo e una bambina di nome Marie.
Emilie, rimasta vedova, era ancora giovane e bella. Ogni giorno si recava a piedi con il figlioletto sulla tomba del marito, che allora si trovava al cimitero degli Inglesi di piazza Donatello. Fu così che durante il tragitto attirò gli sguardi di un notaio fiorentino che diventò il suo secondo marito.
Alcuni anni dopo, sempre lungo il tragitto verso il cimitero (a quel tempo il corpo era stato traslato al più lontano cimitero degli Allori), Carlo Adolfo incontrerà Emma, la sua compagna, una giovane educanda probabilmente del collegio di Poggio Imperiale.
Emma era la figlia di Onorato Moni, Generale di Corpo di Armata dell’esercito italiano nel periodo della presa di Roma, e ora, per un curioso caso, il destino incrociava di nuovo la vita delle loro famiglie.
L’amore tra i due giovani fu osteggiato, ma questo non fece loro cambiare idea. Emma minacciò di abbandonare il collegio per sposarsi, ottenendo così il consenso. Tuttavia, il padre la diseredò.
Carlo Adolfo, pur frequentando l’Istituto Tecnico, fin da giovane si era dedicato all’arte, affascinato dall’ambiente fiorentino di quegli anni, tra macchiaioli, decadentismo e simbolismo. Frequentando gli ambienti artistici, rimase fortemente influenzato dalla conoscenza del suo connazionale Arnold Böcklin, anche lui residente a Firenze e che insegnava alla Scuola del nudo.
Nell’arte Carlo Adolfo aveva trovato un punto di equilibrio, dopo tutti gli avvenimenti che avevano sconvolto la famiglia e in particolare la sua vita.
Per poter vivere con Emma e seguire il suo percorso artistico, decise di farsi liquidare la sua parte di eredità per costruire il villino a Campo di Marte e continuare a dipingere immerso nel verde. Al catasto la casa/atelier risulta essere la prima del Viale, allora chiamato Militare, che a quei tempi era campagna.
Considerando l’arte frutto d’illuminazione divina che aiuta l’uomo in un percorso di elevazione spirituale, Carlo Adolfo si rifiutava di asservirla al mercato o scambiarla per denaro.
Viveva dunque con Emma in maniera molto semplice, completamente dedito alla pittura e alla filosofia: la teosofia e l’arte erano la sua vita.
Per sostentarsi si dedicò in un primo tempo alla vendita di copie d’arte commissionate da antiquari o ad altri lavori artistici che lui considerava ‘artigianali’, come i ferri battuti artistici (tra cui i due draghi sul tetto della casa). In tutta la sua vita, nonostante le difficoltà economiche, rimase coerente alla sua idea di non mercificare l’opera frutto dell’illuminazione divina.
In famiglia si ricorda che era capitato che Emma si affacciasse alla porta dello studio e chiedesse: “Adolfo, oggi cosa metto in tavola? Non abbiamo nulla da mangiare”. Solo allora si preoccupava del lato pratico e materiale della sua produzione, assorto com’era nel suo mondo.
La mancanza delle sue opere nel mercato è una delle ragioni per cui Carlo Adolfo è rimasto praticamente sconosciuto fino ai giorni nostri e il suo atelier come un mausoleo. La sua opera è conservata come un unicum dalla famiglia, per sua precisa volontà, espressa nel suo testamento spirituale, conservato al Gabinetto Vieusseux.
Artista eclettico, oltre a passare dalla pittura alla scultura all’incisione, era pensatore e teosofo; scriveva e illustrava i suoi pensieri rilegandoli in libri manoscritti, curati in tutti i dettagli, che acquisiscono la dignità di vere e proprie opere d’arte; solo alcuni furono da lui editi come copie non in vendita.
ALTRI PERSONAGGI
Molte altre storie s’intrecciano con quella di Carlo Adolfo Schlatter, come quelle della famiglia Kotzian o del pittore Alfred Muller, suo cugino, o della nuora Dina Cecchi, conosciuta a Prato per la sua bellezza, di cui si era invaghito anche lo scrittore Curzio Malaparte. Il contatto di Dina con la casa, l’atmosfera artistica e i nobili ricordi, la trasformarono da popolana quasi analfabeta a donna colta, autodidatta, frequentatrice di salotti, poetessa e scultrice. Le sue opere sono conservate anch’esse nella casa.
I GIORNI D’OGGI E L’ASSOCIAZIONE
Attraverso un secolo e più, la casa arriva fino a oggi ad Alessandra, pronipote di Carlo Adolfo. Ex antiquaria e arredatrice, ha saputo raccoglierne lo spirito, e si è impegnata con un profondo restauro per spolverarla dall’abbandono che l’avvolgeva, per farla rivivere in un progetto che dia a tutti la possibilità di soggiornarci e di conoscerne la storia, nasce così la Casa Museo, per valorizzare l’opera artistica del bisnonno e onorarne il ricordo.








Carlo A. Schlatter
artista pensatore e mistico nella Firenze del “mondo di ieri”
Federica Franci
DONA IL TUO 5 PER MILLE
Il codice fiscale dell’ associazione è: 94286310480
DIVENTA SOCIO
DONA L'5 X MILLE
Il codice fiscale dell’ associazione è: 94286310480
Copyright © 2025 Casa Schlatter. All Rights Reserved.
Viale dei mille n°14, 50131 Florence Italy
Telefono: 055570588 · 3471180215.
Email: info@casaschlatter-florence.com | alessandraschlatter@gmail.com
CIN: IT048017B9SJ7VJMKL
Partita Iva del B&B : 05886360485
Codice fiscale dell’Associazione: 94286310480
– PARTNERS –
![]() |
![]() |