APS Casa Museo Schlatter

L’associazione nasce nell’agosto del 2019 ed ha avuto il grande onore di essere presentata, pochi mesi dopo, a Palazzo Vecchio dall’Assessore al turismo  Cecilia Del Re e dall’Assessore alla cultura Tommaso Sacchi.

Il proposito dell’associazione è quello di dare visibilità e voce all’opera ed al pensiero dell’artista Carlo Adolfo Schlatter, pittore incisore e teosofo; un patrimonio di  opere d’arte ed intellettuali rimasto racchiuso e nascosto nella privata ed intima realtà del suo atelier.

I principi di spiritualità da lui maturati fin dalla giovinezza, a causa delle drammatiche vicende legate a gli eventi dell’unità d’Italia, in cui rimase coinvolta la famiglia, ed in seguito approdati nella Teosofia, determinarono la sua posizione intransigente rispetto al commercio dell’arte e di repulsione alle committenze, per poter mantenere la giusta indipendenza intellettuale e la libertà creativa.

Questo sua posizione sostenuta anche con il sacrificio ed in fine esplicitata  nel suo testamento spirituale, ha fatto sì che la sua opera rimanesse un tutt’unicum, in seno alla famiglia, oltre 350 creazioni, tra dipinti, incisioni e libri manoscritti ed illustrati.Artista mistico, lontano dalle convenzioni sociali, desiderava che la sua creatività, per sua convinzione frutto di illuminazione divina, fosse a disposizione di tutti.

L’associazione vuole aprire al pubblico ed alle visite l’atelier, per condividere la sua opere con più persone possibili certa che l’arte, la cultura e la spiritualità, creino occasioni di crescita, d’incontro e di benessere per ognuno di noi, in maniera assolutamente trasversale e che su queste basi si possano creare molteplici incontri di stimolo per le nuove generazioni e di esempio nel perseguire i propri sogni anche lontano dalle logiche commerciali.Lo statuto dell’associazione è stato quindi formato su questi principi:
  • Organizzare, ispirandosi al ricco e storico patrimonio lasciato dall’artista, incontri ed iniziative legate all’arte e alla cultura, che favoriscano la spiritualità e il personale accrescimento ed aiutino la socializzazione e l’integrazione tra le persone, in modo da contribuire a migliorare la qualità della vita quotidiana.
  • Proseguire lo studio e la valorizzazione della ‘eredità ‘ artistica e umana di Carlo Adolfo Schlatter, che ai principi sopra elencati, ha dedicato la sua vita, come basi imprescindibili per il dialogo, il confronto e la comprensione tra gli uomini e i popoli.

Realizzando quanto da lui desiderato, speriamo quindi di riuscire a costituire un nuovo punto di interesse, sia per il quartiere di Campo di Marte, luogo dove lui costruì il suo atelier sia per Firenze.

Creando così una nuova occasione per uscire dai più noti percorsi fiorentini, che possa attrarre parte dei tanti turisti in nuovi luoghi ricchi di storia e di fascino, rendendo più bella e vivibile la nostra amata città, grazie anche al nostro fattivo contributo.

Speriamo che molte persone possano essere ambasciatori di questi principi, che in questa particolare congiuntura storica e sociale, sembrano acquisire ancora più importanza e che tali principi possano essere di esempio e sostegno per giovani che vivono nel mondo cibernetico e virtuale, creando in loro la consapevolezza delle proprie radici attaccamento al territorio e ai valori umani.

La terza fondamentale tessera di questo progetto, sono i giovani  coi quali speriamo di trasportare nel presente e nel futuro un luogo fatto solo di memoria, affinché non resti uno sterile mausoleo od un tesoro nascosto in un salotto privato!

Dai un'occhiata ai nostri eventi

STORIA

Intorno alla metà del 1800 quattro degli 12 figli di Henri Schlatter si trasferirono in Italia (la loro era una vecchia famiglia svizzera con nobili origini risalenti al 1200).
Due dei fratelli Schlatter-Begrè si trasferirono in Italia  per seguire la carriera diplomatica tradizione della famiglia Begrè, uno come console a Genova, e Luis Giorge, fu nominato console generale Svizzero presso lo Stato Pontificio. Un’ altro fratello, George Luis avviò a Firenze un fiorente commercio di tessuti con negozio in via dei Pecori.

Il Console a Roma fece diversi investimenti immobiliari e costituì una banca, ma ben presto, una serie di eventi avversi distrussero la sua esistenza. Gli avvenimenti di quegli anni legati alla storia d’Italia condizionarono indelebilmente la vita sua e della sua famiglia.

La banca fu depredata durante i disordini  legati alla presa di Roma da parte dell’esercito Savoia nel 1870. Sempre a causa della costituzione del neo stato Italiano molti territori dell’ stato pontificio furono espropriati dall’esercito Savoia ed annessi al Regno Italiano, fra cui le proprietà Schlatter.

Proprio come in un romanzo,  i due fratelli Schlatter  avevano sposato due sorelle, Emilie e Matilde De la Morte, così naturalmente, in quella triste circostanza il Console e sua moglie si rifugiarono a Firenze dalla dal fratello e sorella di lei.

Intentò un inutile causa contro lo Stato italiano per avere riconosciuti i diritti sui terreni persi, che logorò ulteriormente le sue forze….

All’età di 51 anni, per cause ormai sconosciute, presumibilmente non estranee a queste vicende, morì, lasciando la seconda moglie Emilie De La Morte, con 3 figli piccoli,  Emile, Carlo Adolfo ed una bambina, Marie.
Le due sorelle francesi erano molto belle ed Emilie, ancora giovane, si recava regolarmente a piedi coi figlioletto, al cimitero sulla tomba del marito la coppia attirava gli sguardi durante questo percorso e fu così che incontrò il suo secondo marito.

Molti anni dopo, sempre in quel tragitto, anche Carlo Adolfo incontrerà la sua compagna, una giovane studentessa del collegio di Poggio Imperiale, nei cui pressi passava per recarsi al cimitero degli Allori.

Emma era la figlia di Onorato Moni, Generale di Corpo di Armata  nel periodo della presa di Roma, ed adesso, per un curioso caso, il destino incrociava di nuovo la vita delle loro famiglie.

Questo amore a prima vista fu contrastato dalle famiglie, ma i due giovani non intendevano cambiare idea, anzi minacciando di abbandonare il collegio per sposarsi ottennero il consenso, se pur costò ad Emma di essere diseredata.

Adolfo, fin da giovane, si dedicò all’arte, affascinato dall’ambiente fiorentino di quegli anni, tra macchiaioli, decadentismo, e simbolismo, frequentando gli ambienti artistici, rimase fortemente influenzato dalla conoscenza del suo connazionale Arnold Böcklin, anche lui residente a Firenze .
Per poter vivere con Emma e seguire il suo percorso  artistico (mondo  in cui aveva trovato un punto di equilibrio, dopo tutti gli avvenimenti che avevano sconvolto la famiglia ed in particolare la sua vita) decise di farsi liquidare la sua parte di eredità per costruire il villino al Campo di Marte e continuare a dipingere immerso nel verde. La casa/atelier fu infatti la prima di quella zona  che allora era considerata di campagna.

Considerando l’arte frutto di illuminazione divina che aiuta l’uomo in un percorso di elevazione spirituale,, si rifiutava di asservirla al mercato o di scambiarla per denaro.

Viveva dunque con Emma, in maniera molto semplice, completamente dedito alla pittura e alla filosofia, la teosofia e l’arte erano la sua vita.

I suoi ricavi  derivavano dalla vendita di copie d’arte (che gli antiquari gli commissionavano) o da altri lavori artistici che lui considerava artigianali, come i disegni e la realizzazione di ferri battuti artistici, di cui, i due draghi sul tetto della casa sono un esempio, ma mai, dalla vendita dei suoi quadri.

In famiglia si ricorda che era capitato che Emma si affacciasse alla porta dello studio e chiedesse: ‘Adolfo, oggi cosa metto in tavola? Non abbiamo nulla da mangiare.’ In quei casi allora si preoccupava della vendita di qualche incisione o piccola opera.

Questa completa mancanza di sue opere nel  mercato è una delle ragioni per cui fino ad oggi è rimasto praticamente sconosciuto. Ancora oggi infatti la sua opera è conservata per intero dalla famiglia (tranne qualche rara eccezione), per sua precisa volontà, come  richiede esplicitamente nel suo testamento spirituale, oggi conservato al Gabinetto Vieusseux.

Artista eclettico, oltre a passare dalla pittura alla scultura alle incisione, era pensatore e teosofo, scriveva ed illustrava i suoi pensieri  rilegandoli in libri manoscritti, curati in tutti i dettagli, che acquisiscono la dignità di vere e proprie opere d’arte; alcuni più semplici furono editi all’epoca.

ALTRI DISCENDENTI
Molte altre storie si intrecciano e vivono nella casa, come quelle di Dina (la moglie del figlio di Adolfo) famosa per la sua bellezza, di cui si era invaghito anche Curzio Malaparte, ma la sua vita fu cambiata dal felice incontro, folgorante, con Alfredo Schlatter, che diventò suo marito. Il contatto con la casa, l’atmosfera d’arte e di nobili ricordi, la trasformarono da popolana quasi analfabeta a donna colta, autodidatta, poetessa e scultrice (le sue opere sono conservate anch’esse nella casa), frequentatrice di salotti, non ché dama dei Cavalieri di Malta.
I GIORNI D’OGGI E L’ASSOCIAZIONE
Così, attraverso i secoli, la casa arriva fino ad oggi ad Alessandra, la pronipote di Adolfo, che ex antiquaria ed arredatrice, ha saputo raccoglierne lo spirito, e si è impegnata con un profondo restauro a spolverarla dall’abbandono che l’avvolgeva, per farla rivivere in un progetto che dia a tutti la possibilità di soggiornarci e di conoscerne la storia, rivalutando l’opera artistica del bisnonno e onorandone il ricordo.

STORIA

Intorno alla metà del 1800 quattro degli 12 figli di Henri Schlatter si trasferirono in Italia (la loro era una vecchia famiglia svizzera con nobili origini risalenti al 1200).
Due fratelli si trasferirono a Firenze, dove avviarono un fiorente commercio di tessuti, uno a Genova, come console ed in fine, Luigi Giorgio, fu nominato console generale Svizzero presso lo Stato Pontificio. A Roma fece diversi investimenti immobiliari e costituì una banca, ma ben presto, una serie di eventi avversi distrussero la sua esistenza. Prima, la sua banca fu costretta a chiudere dopo la fuga del cassiere con tutti i liquidi, poi, pochi anni dopo, nel 1861 con la presa di Roma da parte dei Savoia, tutte le sue proprietà furono confiscate dallo stato Italiano, contro il quale intentò un inutile causa che logorò ulteriormente le sue forze.
All’età di 51 anni, per cause ormai sconosciute, morì, lasciando la seconda moglie Emilie De La Morte, con un figlioletto piccolo: Carlo Adolfo …
…Proprio come in un romanzo, le due sorelle, Emilie e Matilde De la Morte, avevano sposato due dei fratelli Schlatter, così naturalmente, Emilie in quella triste circostanza si rifugiò a Firenze dalla sorella.
Le due sorelle francesi erano molto belle ed Emilie, ancora giovane, si recava regolarmente a piedi col figlioletto, al cimitero degli Allori sulla tomba del marito.
La coppia attirava gli sguardi percorrendo il Lungarno fino a ponte Santa Trinita e poi, salendo verso il Poggio Imperiale e infatti, fu così, che durante questo percorso, incontrò il suo secondo marito.
Molti anni dopo, sempre in quel tragitto, anche Carlo Adolfo incontrò la sua compagna, una giovane studentessa del collegio di Poggio Imperiale davanti al quale passava per recarsi al cimitero degli Allori. Emma era la figlia del generale Onorato Moni che, molti anni prima aveva condotto l’assedio di Porta Pia, durante la presa di Roma, ed adesso, per un curioso caso, il destino incrociava di nuovo la vita delle loro famiglie. Per questo amore a prima vista Emma, sfidando la famiglia, abbandonò il collegio per sposarsi, contro il loro parere.
Adolfo, fin da subito, si dedicò all’arte, affascinato dall’ambiente fiorentino di quegli anni tra macchiaioli, decadentismo, e simbolismo, frequentando gli ambienti artistici, rimase fortemente influenzato dalla conoscenza del suo connazionale Arnold Böcklin, anche lui residente a Firenze.
La sua inclinazione artistica lo portò ad allontanarsi dalla sua famiglia e da quella della moglie, che avrebbero preferito per lui altre occupazioni. Facendosi liquidare la sua parte di eredità, costruì il villino al Campo di Marte, zona che allora era considerata di campagna, la casa, immersa nel verde, come si vede dal quadro del suo autoritratto, fu infatti la prima costruzione di viale dei Mille.
Viveva lì con Emma, in maniera molto semplice, completamente dedito alla pittura e alla filosofia, la teosofia e l’arte erano la sua vita.
Scriveva e illustrava i suoi pensieri che furono editi in varie pubblicazioni dell’epoca, ma essendo contrario al mercimonio dell’ ‘Arte’, viveva con i ricavi che derivavano dalla vendita sia, di copie d’arte, che gli antiquari gli commissionavano, che dei disegni per ferri battuti artistici, di cui, i due draghi sul tetto della casa sono un esempio, ma mai, della vendita dei suoi quadri. E’ per questa ragione che, non essendo presenti sue opere sul mercato, ma, essendo conservate ancora oggi quasi tutte dalla famiglia, è rimasto praticamente sconosciuto.
In famiglia si ricorda che era capitato che Emma si affacciasse alla porta dello studio e chiedesse: ‘Adolfo, oggi cosa metto in tavola? Non abbiamo nulla da mangiare.’ In quei casi allora prendeva un piccolo quadro ed usciva a venderlo.
Altri discendenti
Molte altre storie si intrecciano e vivono nella casa, come quelle di Dina (la moglie del figlio di Adolfo) famosa per la sua bellezza, di cui si era invaghito anche Curzio Malaparte, ma la sua vita fu cambiata dal felice incontro, folgorante, con Alfredo Schlatter, che diventò suo marito. Il contatto con la casa, l’atmosfera d’arte e di nobili ricordi, la trasformarono da popolana quasi analfabeta a donna colta, autodidatta, poetessa e scultrice (le sue opere sono conservate anch’esse nella casa), frequentatrice di salotti, non ché dama dei Cavalieri di Malta.
I giorni d’oggi
Così, attraverso i secoli, la casa arriva fino ad oggi ad Alessandra, la pronipote di Adolfo, che ex antiquaria ed arredatrice, ha saputo raccoglierne lo spirito, e si è impegnata con un profondo restauro a spolverarla dall’abbandono che l’avvolgeva, per farla rivivere in un progetto che dia a tutti la possibilità disoggiornarcie di conoscerne la storia, rivalutando l’opera artistica del bisnonno e onorandone il ricordo.

PRESS

Dicono di noi

Arte e teosofia a Firenze

di Elisabetta Fadda

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Carlo A. Schlatter, artista pensatore e mistico nella Firenze del “mondo di ieri”, di Federica Franci

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Ritratto d’artista

di Mariagrazia Dainelli

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